venerdì 25 febbraio 2011

Basta con le ruspe salviamo l’Italia

Articolo tratto da laRepubblica.it – 18 gennaio 2011

In 15 anni edificati tre milioni di ettari di territorio, l'equivalente di Lazio e Abruzzo messi insieme. E con il piano casa il processo ha avuto un'accelerazione. Appello per fermare lo scempio del paesaggio, prima che sia troppo tardi.

di CARLO PETRINI

martedì 23 novembre 2010

Veneto Ferito

tratto da: Commissione Europea, 2002. Verso una strategia tematica per la protezione del suolo. COM(2002) 179 definitivo

Impermeabilizzazione del suolo
Il rivestimento del suolo per la costruzione di edifici, strade o altri usi prende il nome di impermeabilizzazione. Quando il terreno viene impermeabilizzato, si riduce la superficie disponibile per lo svolgimento delle funzioni del suolo, tra cui l’assorbimento di acqua piovana per l’infiltrazione e il filtraggio. Inoltre, le superfici impermeabilizzate possono avere un forte impatto sul suolo circostante, modificando le modalità di deflusso dell’acqua e incrementando la frammentazione della biodiversità. L’impermeabilizzazione del suolo è pressoché irreversibile. L’aumento dell’impermeabilizzazione del suolo è in gran parte determinato da strategie di pianificazione del territorio che purtroppo spesso non tengono debitamente conto degli effetti irreversibili delle perdite di suolo. [...]

Inondazioni e smottamenti
Inondazioni e smottamenti sono pericoli per lo più naturali strettamente legati alla gestione del suolo e del territorio. Le inondazioni e i movimenti di massa del terreno provocano erosione, inquinamento ad opera dei sedimenti e perdita delle risorse del suolo, che a loro volta hanno un impatto significativo sull’attività e la salute umana, danneggiano edifici e infrastrutture e causano la perdita di terreni agricoli.
In alcuni casi le inondazioni possono essere dovute al fatto che il suolo non riesce a controllare il ciclo dell’acqua a causa della compattazione o impermeabilizzazione.
Ciò si verifica più spesso in zone caratterizzate da suolo altamente erodibile, pendii ripidi e precipitazioni intense, come ad esempio le regioni alpina e mediterranea (*1). In Italia oltre il 50% del territorio è stato classificato a rischio idrogeologico elevato o molto elevato, con possibili ripercussioni per il 60% della popolazione (34 milioni di abitanti). Oltre il 15% del territorio e il 26% della popolazione è esposto a un rischio estremamente elevato. (*2) L’impatto sulla popolazione e i danni economici sono rilevanti. In Italia, negli ultimi 20 anni, inondazioni e smottamenti hanno avuto ripercussioni su oltre 70.000 persone e provocato danni per almeno 11 miliardi di euro.

[fonte immagini: Regione Veneto]
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(*1) Down to earth: soil degradation and sustainable development in Europe. Agenzia europea dell’ambiente 2000.
(*2) Ministero dell’Ambiente. Classificazione dei Comuni italiani in base al livello di attenzione per il rischio idrogeologico. Monografia. Collana della Relazione sullo Stato dell’Ambiente, Italia, 2000.

lunedì 9 novembre 2009

Il regolamento del ministero che ha inghiottito l'ufficio frane

Proprio mentre a Messina una colata di fango seppelliva Gianpilieri e Scaletta Zanclea, entrava in vigore il nuovo regolamento del ministero dell'Ambiente che elimina la Direzione generale della difesa del suolo, diventata parte, da ottobre, di una direzione più ampia, che avrà anche altri compiti delicati, come la gestione dei fiuni, dei rifiuti e delle scorie nucleari, ma anche la protezione del mare e la bonifica dei siti inquinati.
"L'ufficio finisce in un calederone e perde la connotazione originaria" ha denunciato Renzo Moschini di Federparchi all'agenzia ambientalista Greenreport. "D'altronde, con i pochi fondi a disposizione, la direzione era già franata da tempo".
E' lo stesso ministro Stefania Prestigiacomo, dopo la tragedia siciliana, a lamentarsi di come i tagli al suo dicastero avessero portato alla difesa del suolo solo 50 milioni per il 2009, che sarebbero diventati zero nel 2010. Ma al ministero rispondono che il riordino della direzione non peggiorerà le cose. "E' una decisione presa da mesi, per permettere agli uffici di lavorare meglio".


(r.bian.)
FONTE: "Il Venerdì di Repubblica" del 30/10/09

mercoledì 22 aprile 2009

Potremmo dire qualcosa, noi pedologi?

6 Aprile 2009. Ore 3,32 a.m.
Una scossa di magnitudo > 5 scuote la terra d'Abruzzo liberando la sua energia in particolare nei dintorni della città dell'Aquila e nelle campagne circostanti. I media giustamente hanno dato risalto alla distruzione e all'ondata di disperazione derivata dalle vittime e rovine dei centri abitati. Le accuse, i sospetti e le certezze dell'Italia intera su quanto è possibile e doveroso fare preventivamente per mitigare gli effetti di un fenomeno naturale quale un terremoto occupano quotidianamente le pagine dei giornali e dei media. Le categorie più citate e esposte in tutti i sensi sono quelle dei geologi, ingegneri, architetti e geometri oltre naturalmente ai sismologi che costituiscono una "razza" a parte a mezzo fra la geologia e la fisica. Noi pedologi non siamo ovviamente parte in causa diretta. Soprattutto per quello che riguarda lo studio dei terremoti. Forse potremmo esserlo però per quanto riguarda il dopo evento: cosa succede in superificie dopo un sisma? Quale dinamiche possono innescarsi? Lo studio dei suoli,inteso come suolo-pedon e non come viene interpretato dalle altre categorie appena citate, può comunque essere di aiuto? Vi sono settori della pedologia che potrebbero essere in qualche modo interpellati per avere una visione più particolare del fenomeno? Insomma avere una conoscenza approfondita dei primi metri di materiale può dare alcune informazioni utili alla gestione di un territorio interessato da un sisma.
Esprimete le vostre considerazioni; dai geologi agli agronomi e da tutti coloro che in qualche modo operano sul territorio per la difesa del suolo.
Federico Castellani

lunedì 6 aprile 2009

Quando 1 milione di ettari si affitta per 99 anni a costo zero

Paesi asiatici ed europei con disponibilità di capitali ma scarsità di terra coltivabile vedono nell’affitto di ampie porzioni di terreni nel continente africano un’ottima opportunità per risolvere i loro problemi di approvvigionamento. L’ultimo caso, di dimensioni colossali, riguarda la Corea del Sud e il Madagascar. Una filiale della multinazionale Daewoo ha appena concluso con il governo malgascio un accordo per prendere in affitto per 99 anni 1,3 milioni di ettari di terre attualmente non coltivate, occupate da savana dove pascolano le greggi dei pastori locali o da foreste primarie. L’accordo non prevede il versamento di somme di denaro al governo malgascio per l’affitto delle terre, ma Daewoo ne finanzierà la messa in coltura.
Non è chiaro se le terre del Madagascar dovranno fornire cibo per i coreani o mais e olio di palma, da utilizzare per produrre biodiesel, l'oro liquido del terzo millennio.

È la prima volta che viene concluso un accordo di tale portata, ma il Madagascar non è il solo Paese africano dotato di un notevole potenziale agricolo che interessa le multinazionali agroalimentari occidentali e asiatiche.
È anche il caso, tra gli altri, dell’Angola, dove la bozza di accordo con gli investitori stranieri prevede l’affitto di 20 mila ettari di terre; ma è solo il primo passo della strategia degli investitori, che puntano a lungo termine ad affittare fino a 2 milioni di ettari in Africa. La scorsa primavera, è stata la multinazionale americano Chiquita Brands, il primo produttore mondiale di banane, ad annunciare l’intenzione di impiantarsi massicciamente in Africa. Per il gruppo è una mossa strategica con lo scopo di aggirare gli ostacoli posti dall’Unione Europea all’importazione di banane dall’America Latina.

Le aziende private non solo le sole a cercare terre da affittare in Africa, per assicurarsi approvvigionamenti di derrate alimentari che nel futuro potrebbero essere sempre più difficili. Gli stati arabi del Golfo hanno in progetto massicci investimenti nelle terre africane.

Di fronte a questa caccia sfrenata alle terre agricole nei Paesi meno sviluppati del mondo la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha pubblicato di recente un documento che metteva in guardia contro il rischio di un «neocolonialismo» agricolo. Ma l’allarme, per quanto da una sede così autorevole, finora non è stato ascoltato.


Informazioni: tratte da articolo di Jean-Pierre Tuquoi per Le Monde - 20/11/2008 ripreso da La Stampa - 21/11/2008

Immagine: tratta da http://www.wildmadagascar.org - vista aerea di un'area deforestata per scopi agricoli

martedì 10 febbraio 2009

Foto del Convegno "I Suoli delle Risaie"

Su Flickr (fate click qui) sono disponibili alcune immagini delle del convegno "I Suoli delle Risaie" tenutosi a Torino il 22 e 23 gennaio scorsi.
E' possibile visionare, scaricare o aggiungere immagini dell'evento.

domenica 18 gennaio 2009

Si parla sempre più di suolo...

Si parla sempre più di suolo, e farlo a volte sono fonti inaspettate:
il
National Geographic e la BBC.

Nel frattempo in Italia sono state pubblicate le presentazioni (pdf) e le registrazioni (mp3) del convegno "La Protezione del Suolo - verso l’integrazione tra le strategie tematiche regionali" tenutosi a Bologna lo scorso mese di Novembre.

Vai alle pagine:


mercoledì 3 dicembre 2008

Il degrado del suolo costa caro

Il degrado del suolo costa almeno 80 EUR ogni anno a ciascun abitante dell’Unione Europea. Le stime sono contenute nella Comunicazione della Commissione al Parlamento (COM(2006)231) meglio nota come Strategia tematica per la protezione del suolo. Nella Comunicazione sono quantificati i costi annui per la Società:
• erosione: 0,7 – 14,0 miliardi di euro
• diminuzione della materia organica: 3,4 – 5,6 miliardi di euro
• compattazione: non sono possibili stime
• salinizzazione: 158 – 321 milioni di euro
• smottamenti: fino a 1,2 miliardi di euro per evento
• contaminazione: 2,4 – 17,3 miliardi di euro
• impermeabilizzazione: non sono possibili stime
• calo della biodiversità: non sono possibili stime.

In Italia se ne comincia a discutere. Viene depositato un progetto di legge specifico Disposizioni per la protezione del suolo (n. 1926 assegnato alla VIII Commissione Ambiente il 16 gennaio 2007) e la 14ª Commissione permanente del Parlamento italiano esprime parere favorevole alla Proposta di direttiva del Parlamento europeo. Finisce la XV legislatura ed in quella successiva il disegno di legge Disposizioni per la protezione del suolo viene ripresentato (Atto Camera 274/XVI Legislatura; C.274 assegnato il 5 settembre 2008, non ancora iniziato l'esame). E anche le Regioni si attivano. Nella Regione Piemonte, ad esempio, viene presentata la stessa proposta di legge Disposizioni per la protezione del suolo (Proposta di Legge Regionale 569 dell’11 Settembre 2008).

…e intanto nella Confederazione Elvetica dal 1° ottobre 1998 è in vigore l’Ordinanza contro il deterioramento del suolo (O suolo, RS 814.12).