6 Aprile 2009. Ore 3,32 a.m.
Una scossa di magnitudo > 5 scuote la terra d'Abruzzo liberando la sua energia in particolare nei dintorni della città dell'Aquila e nelle campagne circostanti. I media giustamente hanno dato risalto alla distruzione e all'ondata di disperazione derivata dalle vittime e rovine dei centri abitati. Le accuse, i sospetti e le certezze dell'Italia intera su quanto è possibile e doveroso fare preventivamente per mitigare gli effetti di un fenomeno naturale quale un terremoto occupano quotidianamente le pagine dei giornali e dei media. Le categorie più citate e esposte in tutti i sensi sono quelle dei geologi, ingegneri, architetti e geometri oltre naturalmente ai sismologi che costituiscono una "razza" a parte a mezzo fra la geologia e la fisica. Noi pedologi non siamo ovviamente parte in causa diretta. Soprattutto per quello che riguarda lo studio dei terremoti. Forse potremmo esserlo però per quanto riguarda il dopo evento: cosa succede in superificie dopo un sisma? Quale dinamiche possono innescarsi? Lo studio dei suoli,inteso come suolo-pedon e non come viene interpretato dalle altre categorie appena citate, può comunque essere di aiuto? Vi sono settori della pedologia che potrebbero essere in qualche modo interpellati per avere una visione più particolare del fenomeno? Insomma avere una conoscenza approfondita dei primi metri di materiale può dare alcune informazioni utili alla gestione di un territorio interessato da un sisma.
Esprimete le vostre considerazioni; dai geologi agli agronomi e da tutti coloro che in qualche modo operano sul territorio per la difesa del suolo.
Federico Castellani
Una scossa di magnitudo > 5 scuote la terra d'Abruzzo liberando la sua energia in particolare nei dintorni della città dell'Aquila e nelle campagne circostanti. I media giustamente hanno dato risalto alla distruzione e all'ondata di disperazione derivata dalle vittime e rovine dei centri abitati. Le accuse, i sospetti e le certezze dell'Italia intera su quanto è possibile e doveroso fare preventivamente per mitigare gli effetti di un fenomeno naturale quale un terremoto occupano quotidianamente le pagine dei giornali e dei media. Le categorie più citate e esposte in tutti i sensi sono quelle dei geologi, ingegneri, architetti e geometri oltre naturalmente ai sismologi che costituiscono una "razza" a parte a mezzo fra la geologia e la fisica. Noi pedologi non siamo ovviamente parte in causa diretta. Soprattutto per quello che riguarda lo studio dei terremoti. Forse potremmo esserlo però per quanto riguarda il dopo evento: cosa succede in superificie dopo un sisma? Quale dinamiche possono innescarsi? Lo studio dei suoli,inteso come suolo-pedon e non come viene interpretato dalle altre categorie appena citate, può comunque essere di aiuto? Vi sono settori della pedologia che potrebbero essere in qualche modo interpellati per avere una visione più particolare del fenomeno? Insomma avere una conoscenza approfondita dei primi metri di materiale può dare alcune informazioni utili alla gestione di un territorio interessato da un sisma.
Esprimete le vostre considerazioni; dai geologi agli agronomi e da tutti coloro che in qualche modo operano sul territorio per la difesa del suolo.
Federico Castellani